La misteriosa grotta di Matermania sull’isola di Capri

Un luogo di luci e ombre affascinante e ancora avvolto nel mistero, si tratta della Grotta di Matermania (un tempo conosciuta come la Grotta di Matromagna) sull’isola di Capri dove all’interno un tempo si svolgevano antichi riti pagani propiziatori in onore delle divinità romane.

In questo articolo parleremo di:

Informazioni e storia della Grotta di Matermania

La grotta di Matermania è una cavità calcarea formatasi nel corso di molti secoli dall’erosione dell’acqua permeata nella pietra originaria. Si trova immersa nella cala di Matermania, a sud-est dell’isola raggiungibile dalla famosa Piazzetta di Capri percorrendo Via Camerelle e successivamente Via Tragara fino a Belvedere dove proseguire per il sentiero del Pizzolungo.

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La grotta era conosciuta già ai tempi degli antichi romani e, probabilmente utilizzata come ninfeo e tempio, prima di essere abitata nei primi anni del 1900 da un monaco eremita, un certo Gustavo Giulio Ottone Dobrich (Miradois) che poi “la cedette” al comune di Capri.

Oggi la grotta ha cambiato il suo aspetto originario per via di alcuni lavori di messa in sicurezza di tutta l’area dal possibile pericolo legato alle frane che hanno già reso inaccessibile lo spazio anteriore della grotta, rimangono solo due ambienti oggi, uno più ampio e l’altro posizionato sul lato destro più stretto e lungo.

Grotta Matermania: origine del nome e curiosità

Qui i giovani sposi vi si recavano dopo il matrimonio in chiesa (e prima del pranzo), come una sorta di rituale ed è per questo che è stata ribattezzata dagli abitanti del posto la “grotta del matrimonio”. Sembra infatti che sia legata alla Mater Magna (“grande madre” da cui deriverebbe anche il nome della grotta Matermania), l’antica divinità romana della terra e della natura.

All’interno della grotta sono stati rinvenuti due podi di epoca romana, un letto sempre di quell’epoca che doveva essere rivestito probabilmente in marmo e delle piccole statue in terracotta della dea Cibele (Mater Magna Romana per l’appunto). Poco distante nella piana di San Costanzo è stato ritrovato un bassorilievo molto ben conservato (oggi esposto al Museo Archeologico della città di Napoli) che raffigura il dio Mitra mentre uccide il toro sacro, questo fa presumere che la grotta venisse utilizzata come altare dai suoi seguaci.

A questo si aggiunge anche un epigrafe ritrovata su una lastra di marmo proveniente dalla necropoli presente nella vallata e in cui si parla di un giovane servo (di età ricompresa tra i 16 e 19 anni) probabilmente sacrificato al dio Mitra oppure morto per cause violente.

Tutto questo ha alimentato il mito della grotta e attirato tra il XIX e il XX secolo moltissimi curiosi e studiosi di importanza internazionale con l’intento di svelarne i segreti e portare alla luce chissà quale tesoro.

Anche Fersen il conte proprietario della vicina Villa Lysis a Capri si recava spesso in visita alla grotta e prese a cuore la vicenda del giovane citato sull’epigrafe di marmo tanto da volerne inscenare la morte grazie all’aiuto di alcuni compagni che recitarono assieme a lui, questi vennero arrestati nell’agosto del 1910 provocando un vero e proprio scandalo sull’isola che costrinsero il conte ad allontanarsi da Capri e rifugiarsi per qualche tempo a Napoli dalla sorella.

Photo Credits:

Foto di One, Two, Three da Wikimedia

Foto di Polytropos da Wikimedia

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